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Scrittori, forse. di Sergio Grillo

E’ un contributo molto bello che spiega, in maniera semplice ed efficace perchè non si deve pubblicare con editori ” a pagamento”. La nostra filosofia. Ringraziamo Sergio Grillo che ci ha autorizzato a pubblicare il pezzo nelle news. 

no-eap1Parlando un po’ a destra, e più volte anche a manca, scopro con non poca sorpresa che questo paese pullula di scrittori.

Tu, con fatica, sei ancora lì che cerchi di capire come cazzo funzioni il mondo dell’editoria e non smetti un attimo di domandarti se quelle quattro righe che hai buttato giù abbiano un senso, ed ogni persona che incontri invece, conosce sempre qualcun altro che vanta uno, se non due, libri già pubblicati.

Ovvio che un po’ sfigato ti ci senti, no?

Poi, se vai a fondo invece, scopri che il tizio è solo un tale fradicio d’autostima che, fottuto dal suo ego, ha svuotato il portafogli di paparino per pagare una casa editrice, la cui somiglianza con una semplice tipografia è imbarazzante, per stampare la propria opera.
È vero che purtroppo chi scrive, spesso, si creda un dio, e quelle casette editrici, mercenarie arroganti, questo lo sanno bene, e bene sanno che chi si crede un dio non aspetta altro che soddisfare il proprio animo traboccante di egocentrismo.

Una volta ci hanno provato anche con me.
La signorina al telefono, dopo aver elogiato il mio lavoro, mi propose la solita formuletta dell’anticipo, badate bene, anticipo da pagare, non da ricevere.
Io, dopo una pausa, le domandai di cosa parlasse il mio “libro”.

Non mi seppe rispondere.

A quel punto, ovviamente, rifiutai.

Che senso ha pagare, solo per vedere stampate delle copie? chiesi.
Così potrai dire di essere stato pubblicato, rispose lei, cercando di far centro dritto nella mia vanità.
Tirarsi una sega in bagno pensando ad una bella donna, risposi, non è proprio come averci passato un’indimenticabile notte di sesso. 
Poi salutai, la ringraziai e chiusi la conversazione.

Mi sentii molto figo quel giorno, un incorruttibile vero duro.

Ad occhio e croce direi che sono passati quasi due anni da allora ed il mio scritto giace ancora frustrato tra le fila dei miei sogni di gloria, giusto appena dopo quello di fare l’astronauta.
Forse quel giorno sbagliai a rifiutare.
Ma sono sempre dell’idea che se ti scatti un selfie, e poi lo pubblichi, non sei esattamente un fotomodello.

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